venerdì 28 ottobre 2011

C'è sareo?- Ma come non sapete niente?! C'è stato l'otto settembre!
- E allora? Tutti gli anni c'è l'otto settembre... anche il nove il dieci...

Chiedo venia. Devo spiegare uno iato di mesi. Nel senso che sono mesi che non pubblico una parola. Però non è che non abbia fatto una cippa nel frattempo, anzi non ho avuto un minuto libero e tutt'ora non ne ho. Allora andiamo con ordine, dal principio.


C'è stato l'1 settembre.


Fare un bambino è una cosa complicatissima. Cioè, non è che sia particolarmente complesso per quanto riguarda i compiti di ciascuno... insomma la meccanica la conoscete. No, la parte complessa è di tipo ambientale, "environmental" come diciamo in informatica. In pratica tu fai il bambino, no? Poi però ancora prima che venga fuori occupa uno spazio pazzesco (e non solo nella pancia della mamma): intanto c'è il non semplice problema che quello se ne esce grossomodo quando vuole, e se la mamma è a Milano ed il papà a Schiphol-Rijk non è facile garantire al 100% di essere presenti al lieto evento (cioè, la mamma sì, il papà un po' meno). Poi potremmo parlare del fatto che c'è da finire di costruire un lettino e preparare una stanza... e quando torni da solo stanco la sera in una casa di 4 piani è già tanto se ti ricordi di dare una spazzata per terra dopo aver nutrito i gatti... figurarsi imbiancare pareti. Dici: "lo fai nel weekend?" NO: perchè nel weekend ovviamente vuoi andare a Milano e stare con la futura neo-mamma, aiutare i futuri nonni col loro trasloco (sì, ci piacciono le coincidenze in famiglia) e perché no, andare a Napoli dalla tua di nonna, che non vedi spesso (magari portandoti dietro 4 kg di mozzarelle di bufala da far conoscere a quei buzzurri del tuo ufficio). Insomma è gradita un po' di cooperazione da parte del nascituro, please.

Basta chiedere. Il ragazzo si dimostra subito di buono spirito e si impunta nel pancione: podalico, parto programmato, 1° settembre. Meglio di così che si poteva chiedere? In men che non si dica il papà prenota un bel volo KLM pulito pulito per la sera prima con ritorno lunedì mattina. La paternità in ufficio può essere chiesta con preavviso e tutti sono felici!

Le ultime due settimane corrono in fretta, succedono molte cose ma in men che non si dica è la mattina del parto, Libe è comprensibilmente nervosa e non è che io sotto sotto sia proprio tranquillo; continuo a ripetermi che è un'operazione chirurgica e come tale è tutto sotto controllo. Ma un parto è un parto, una cosa caotica no? E per questo motivo noi siamo in Italia, a Milano: per stare più tranquilli. L'imprevisto è in agguato, una ragazza deve fare un cesareo d'urgenza e ci passa avanti. Rimaniamo in sala parto per un paio d'ore mentre aspettiamo che tocchi a noi, la tensione prova a salire ma l'ambiente rassicurante e pulito della stanza in cui ci troviamo in qualche modo ci isola dal mondo e ci rilassa per quanto possibile: vorrei che spegnessero quella dannata radio, cazzo. Odio la radio sommessa, sembra di stare dal dentista; quando senti quel ronzio piano piano di sottofondo, sembra sempre che da un momento all'altro debba alzarsi il volume ed arrivare una notizia importante o chessò, una bomba scoppia nell'atrio e tutti escono urlanti. Invece la sommessitudine ronzante continua per ore finché  la nostra amica d'urgenza rientra finalmente con la sua bambina fresca fresca fra le mani, è affaticata (la madre) ma rassicura Libe che tutto andrà bene e che non fa male (e che avrebbe dovuto dire? "Tu, donna, partorirai con gran dolore"?!?). Tocca a noi.

La sala operatoria è spaziosa e suddivisa in settori, Libe è al centro sotto i riflettori. Conto 11 donne attorno a lei, 12 persone con l'anestesista (unico uomo) che però finito il suo lavoro le si siede accanto e si mette a leggere un libro, di tanto in tanto le accarezza la testa e le chiede come va. Fa sorridere vedere una persona così calma e rilassata che non fa nulla (per carità, ha fatto la sua parte) mentre a pochi centimentri, al di là del telo che taglia Libe all'altezza del collo, le ostetriche lavorano freneticamente. In anticamera mi viene chiesto di sedere (oddio, sono convinte che sverrò!) e godermi lo spettacolo (!?!): verrà il mio turno al momento giusto. Io seduto osservo e man mano che le cose si fanno più cruente paradossalmente è sempre più facile guardare; la fermezza dei gesti, la netta suddivisione dei compiti nella sala mi restituiscono tranquillità mentre osservo a bocca aperta il mio bambino che viene al mondo, senza perdere di vista la madre. Non è un lavoro facile: il bimbo è grosso e delicato, il taglio non è enorme ed il corpo umano offre una straordinaria resistenza; posso valutare dal vivo quanta forza ci si possa applicare. Succede di colpo che l'atmosfera della sala cambi: i gesti prima ritmici e ripetuti diventano improvvisamente diversi e più larghi, l'azione nella stanza d'un tratto si espande e capisco che ora i centri d'interesse sono due. Sento Giacomo che piange, per la prima volta, e vedo Libe che è ancora tranquilla ed aspetta di vedere il frutto di tanta fatica ("è bruttissimo", dirà appena glielo piazzano davanti ancora tutto sporco). La prima cosa che sento dire è: "Ma quanto è grande?" seguito da: "Pesalo dai!". Ora tocca a me, a quanto pare; un'ostetrica che amorevolmente ho ribattezzato frau Blucher mi piazza il fagotto in mano e mi accompagna in un'altra sala dove lei lo lava ("vuole lavarlo lei?" - "Ma è scema?" rispondo con gli occhi) e gli fa una prima medicazione all'ombelico; segue la bilancia che certifica un bel 3975 grammi (che diventeranno 3970 al nido). Col mio bel fagottino in mano, stordito e confuso (ha tutti i pezzi giusti, sì? Sì) piazzo un piede fuori della porta della zona parto per mostrare l'erede ai nonni materni ed alla zia, che hanno aspettato lì pazienti per tutto il tempo, considerando che siamo arrivati alle 7 del mattino ed è ormai mezzogiorno. Frau Blucher (hihiiii!) mi fa capire amabilmente che è ora di rientrare e torniamo dalla mamma, che nel frattempo non si è mossa di un millimetro.

L'anestesista è ancora lì seduto a chiacchierare e leggere il suo libro, mentre dall'altra parte del telo le tre infermiere rimaste attorno a Libera si occupano di ripulire la ferita e cucire il taglio dentro e fuori; è un lavoro che dura quasi tre quarti d'ora, durante i quali io in piedi in anticamera cerco lo sguardo di Libe per mostrarle di tanto in tanto Giacomo e farle capire che sta bene, è forte ed è bellissimo nel suo essere un mostriciattolo accartocciato. Quando tutto sarà finito ci riporteranno in sala parto per giocare un po' in tranquillità con il nostro bimbo tutto nuovo e pulito.

Giacomo è tranquillo e apre ogni tanto gli occhi, non ha sofferto del parto ed il trauma è sicuramente minimo rispetto ai bambini nati di parto naturale; nessun travaglio, niente schiacciamenti, spinte. Era lì che stava placido, quando una luce è comparsa e delle forti mani l'hanno tirato fuori. Libe prova subito ad attaccarlo al seno e lui risponde bene, non ha ancora nulla da succhiare ma già fa il suo dovere! I giorni successivi sono senza soluzione di continuità. Dormire a casa è difficile e l'emozione è tanta; tanti, tantissimi amici vengono a trovarci in ospedale e fa davvero piacere, anche in vista del fatto che presto sarò in Olanda. Domenica la famigliola è dimessa dall'ospedale e lunedì mattina partire e lasciarli diventa difficile, più difficile di quanto pensassi. L'unico modo per non telefonare a Liran e prendermi altri giorni di ferie (e probabilmente una lettera di licenziamento!) è far finta che tutto questo non sia successo e salire veloce sull'aereo. Alle sette del mattino Libe e Giacomo, accompagnati dal nonno mi vengono a salutare; posso tenerlo in braccio ancora qualche minuto e sfrutto l'occasione fino in fondo. Penso che fra una ventina di giorni saranno a casa (quasi) definitivamente e che in fondo il prossimo weekend sarò ancora qui. Comincia l'avventura.


lunedì 22 agosto 2011

Mozzarì

Ci sono delle differenze fra l'Italia e l'Olanda. Poi ci sono delle differenze ancora più marcate fra il SUD Italia e l'Olanda. Cominciamo con ordine.

Agosto, Napoli, Capodichino. Mezzogiorno di fuoco. Fa caldo. Tuo padre ti accompagna all'aeroporto dopo pranzo, è domenica ma sai che potrai trovare delle mozzarelle fresche "che passano il controllo" (solo a Napoli, è chiaro). Fuori dall'aeroporto nel parcheggio il mozzarellaio è chiuso ma dentro c'è un commesso, bussi e lo implori di venderti al volo un paio di contenitori; non ha i bocconcini ma prende due mozzarelle da un chilo da un pallet di contenitori di polistirolo già sigillati, pronti per la spedizione. A scanso di equivoci, le infili nel bagaglio in stiva. Questo è il preambolo; mentre aspetto al gate scopro che nell'area duty-free c'è un chiosco dello stesso mozzarellaio, alquanto famoso, che invece ha pure i bocconcini. Non resisto. Due kg di bocconcini si aggiungono, questa volta al bagaglio a mano. Sono tranquillo perchè so che a Roma, dove devo cambiare, la coincidenza è allo stesso gate, quindi non avrò bisogno di passare di nuovo i controlli di sicurezza.

Quando finalmente il volo è pronto (Alitalia, anche se ho pagato KLM grrr!) ci scarrozzano dentro un carro bestiame dalla forma di un bus fino ad un piazzale al centro del deserto d'asfalto dove un aeroplano infuocato attende il suo carico di arrosti. Appena salito mi siedo al mio posto e sento uno strano rumore provenire dalla fiancata destra: il grosso tubo nero che convoglia l'aria condizionata durante la sosta s'è spezzato ed ora come un serpente impazzito frusta il fianco del nostro aereo (sempre più caldo) e spaventa i passeggeri che sulla scaletta cercano di non farsi colpire. Il personale di bordo guarda e ride. Guarda e ride.
Passano i minuti (dieci perlomeno) finchè finalmente qualcuno si decide a spegnere l'aria proveniente dal sottosuolo ed il serpente s'affloscia innocuo al terreno; intanto sull'aereo la temperatura sale sempre di più mentre i passeggeri si affollano ai propri posti. Quando pensavo che nulla potesse andare peggio, il capitano (lo stesso idiota che guardava il tubo e rideva insieme ai suoi stupidi colleghi di bordo) annuncia che per sicurezza è necessario fare dei controlli perchè l'aereo è stato ripetutamente colpito sulla fiancata (mentre lui,  l'idiota, ed i suoi colleghi, deficienti, ridevano e guardavano); tempo di ritardo previsto: 1 ora circa.
Ok, dico, ho tre ore a Roma per la coincidenza.
Anzi no, dice il capitano (l'idiota), non so quanto tempo servirà quindi vi facciamo scendere e vi diamo un voucher che non si sa mai. Quindi perdiamo mezz'ora a scaricare tutti i passeggeri, e con il nostro bel pezzo di carta igienica - voucher ci riaffolliamo sul carro bestiame che ci aspetta sotto. Il carro bestiame non si muove, il caldo aumenta. Passati altri 15-20 minuti il capitano (l'idiota) decide che tutto sommato si può ripartire e che ridateci il voucher e salite a bordo. Il ritardo però a questo punto è salito ancora e calcolo che a Roma avrò si e no 10 minuti per uscire dal gate d'arrivo e correre verso quello di partenza. Inizio ad accusare un certo nervosismo.

Finalmente in volo, le mozzarelle in stiva ed i bocconcini nel bagaglio a mano sopra il sedile cerco di rilassarmi; so che a Roma dovrò correre ma perdio ce la farò, cazzo. Alitalia di merda! Io ho pagato un volo KLM e questo è quello che mi date?
All'atterraggio mi fiondo fuori, ansimando e sudatissimo raggiungo il gate che sta chiamando il mio nome da chissà quanto tempo. Annuncio che arrivo dal LORO stupidissimo volo da Napoli e mi scuso per il LORO ritardo. A questo punto mi dicono che ok, posso salire, ma il mio bagaglio di stiva non arriverà per tempo per essere trasbordato. Ah. E quindi?
E quindi, mi dicono, può partire lo stesso (e il bagaglio? "Non saprei", risponde) oppure c'è un altro volo alle 8 di sera (comodo, no? Tu prenoti per arrivare a casa alle 4 del pomeriggio e loro ti fanno arrivare alle 10 di sera. Se prendevo un treno da Napoli arrivavo prima. Penso alle persone che stanno aspettando a bordo e dico ok, non posso permettermi di avere il bagaglio chissà quando e non voglio lasciare quella gente in attesa. Partite senza di me e amen.

Bene signore, mi dice felice la merda che mi trovo di fronte DOPO aver fatto partire l'aereo KLM, ora però deve uscire dall'area, ritirare il suo bagaglio, rifare il check-in e ripassare i controlli di sicurezza!

BAM!

EH? Come devo uscire, prendere il bagaglio e rientrare?!? Ma sono già qui! Non potete trasferirmi sul volo dopo e amen??  No.
Arriva il responsabile del gate, un ameno vecchietto che sembra il tipo della torre di controllo di Die Hard II. Dico guardi, io di rientrare ed uscire non ci penso proprio, mi sembra di essere stato anche parecchio accomondante lasciando partire il volo, oltretutto ho nel bagaglio a mano delle mozzarelle di bufala che non possono passare il controllo qua a Roma. Al che l'imbecille di prima mi fa: "Signore io le ho dato la scelta: se partiva subito le mandavamo la valigia a casa stasera"

BAM!

Io: "STASERA? E quando mi avrebbe detto che arrivava stasera A CASA MIA? Lei ha detto che NON SAPEVA QUANDO SAREBBE ARRIVATA!"
Risponde placido: "Sì, intendevo non so l'ora esatta, ma certo entro oggi!"

Stronzo.

Die Hard II cerca di raccapezzarsi, io a questo punto sto sudando dal caldo, ansimo per la corsa ed inizio a sentirmi male per la rabbia. Rispiego la situazione cercando di non incazzarmi ma facendo trasparire benissimo che sono incazzato come una biscia e che se pocopoco fanno i furbi partirà la macchina delle lettere di protesta di cui sono maestro; ho già avuto ragione di Cariplo, Telecom Italia, Sky, Tre e Tiscali, loro non saranno più fortunati. Spiego che la colpa è di Alitalia, che io ho un biglietto KLM e che sono affaracci loro farmi arrivare a casa, di certo non perderò le mie mozzarelle di bufala per colpa della loro incompetenza.
Die Hard II sveglia il criceto, soppesa le mie parole e ricompone il puzzle; infine riassume tutto magistralmente: "Quindi se ho ben capito è tutto un problema di mozzarelle?". Sì, rispondo.
Non può prendersi il mio bagaglio a mano in custodia, ma si può prendere i bocconcini e portarmeli al gate stasera. Nel frattempo, da bravo conoscitore, le terrà nel suo ufficio. Non sento puzza di fregatura e penso che in fondo se dovesse fare qualche scherzo saprò fargliela pagare.

Il resto della procedura va all'italiana: dopo mezz'ora di coda scopro che il bagaglio non sarebbe comunque stato mio prima di due ore, ovvero troppo tardi per fare il check-in. Mi fiondo con sicurezza nella lounge supermegapremiumclientidorati fottendomene del mio biglietto di economica ed aggredisco gentilmente la signorina al banco, facendole notare che Alitalia ha fatto una immensa puttanata e faranno bene a muovere le loro chiappette alate per aiutarmi; non ho intenzione di fare la coda insieme a quelli che hanno contestazioni, bagagli perduti o altro: io sono cliente KLM e non Alitalia, e siccome sono ancora in grado di salvare la giornata non mollerò l'osso. Tempo 10 minuti un'hostess KLM (la salvatrice!) arriva e prende in consegna il caso; altri 15 minuti e sto facendo il check-in del mio bagaglio, magicamente recuperato nonostante le due ore di attesa preventivate da Alitalia, e sto scegliendomi il posto. I tarallucci e il vino arriveranno al gate, dove Die Hard II mi consegna felice le mozzarelle e mi augura buon viaggio.

A sera arrivo a casa e mi preparo una caprese coi fiocchi; la pasta filante e calda dei bocconcini si scioglie in bocca, mentre la mozzarella cede il suo latte sotto la lama del coltello. Domani i colleghi faranno la fila per gustare questa prelibatezza chiedendosi se sia mai possibile averne alle nostre latitudini. No, gustatevelo finché ce n'è, da domani si torna al Gouda spacciato per formaggio.

domenica 7 agosto 2011

Gita al mare- Munaron! Cos’è quella faccia? Stai male?
- Non sappiamo nuotare!

Finalmente dopo tanto procrastinare e soprattutto dopo tanto brutto tempo siamo riusciti a pianificare una capatina al mare; da casa nostra la rinomata spiaggia di Bloemendaal Aan Zee (Qualcosa tipo: "cascata di fiori sul mare"), dista appena una dozzina di chilometri. La giornata è ventosa ma almeno c'è il sole, ed a sentire i giornali locali questo è stato il luglio peggiore degli ultimi cento anni ("cos'è che erano?" - "Aaaaanni!") - cerco quindi di avere fiducia che forse agosto sarà un po' più soleggiato, e che magari l'anno prossimo sarà meglio. Intanto decidiamo di giocarcela semplice e non strafare, quindi optiamo solo per un picnic con passeggiata sulla spiaggia. L'unico posto vicino adatto di cui conosco l'esistenza (e la strada) è Bloemendaal, dietro Zandvoort Aan Zee ("sabbia sul mare") che quindi diventa la nostra destinazione.

La giornata non è il massimo, il sole c'è anche, accompagnato da diverse nuvole che minacciano di coprire di tanto in tanto l'unica fonte di calore in una giornata straordinariamente ventosa. Sono circa le dieci e mezza quando facciamo rientrare i gatti in casa e ci prepariamo ad uscire, la massima concessione alla spiaggia sono i sandali ed i pantaloncini corti. Entrambi siamo dotati di felpa perchè è chiaro che farà un po' freddino. Saliamo in auto e ci muoviamo genericamente in direzione di Haarlem e Zandvoort. Il paesaggio, una volta arrivati vicino al mare, è quasi mediterraneo: pini marittimi, collinette coperte di vegetazione asciugata da vento, sole e sabbia. Molti olandesi hanno avuto la nostra stessa idea ma ciononostante il parcheggio è abbastanza libero, paghiamo per due ore e mezza (sappiamo che con quel vento dureremo poco!) e ci dirigiamo verso l'acqua. La zona è molto organizzata, a parte l'ovvio ristorante/hotel con vista, tantissimi localini diurni e night da spiaggia, ma anche un centro di primo soccorso marino (abbiamo assistito in prima persona al salvataggio di un uccello un po' malmesso da parte di un baywatch!) ed una stazione di polizia, il cui compito principale sembra essere impedire che la gente scenda in spiaggia con i cani.


E' ancora troppo presto per mangiare, ed il nostro obiettivo primario è farci una passeggiata sul mare (Andre), magari coi piedi in acqua (Libe). Scegliamo di seguire la direzione del vento e ci incamminiamo sul lungomare verso nord-est; alla nostra destra numerosi baretti all'aperto, rialzati di qualche metro e protetti ai lati da pannelli di vetro, offrono riparo dal vento. In mare poche persone (la maggior parte bambini) ma una gran quantità di kite-surfers; il vento è fortissimo ed i temerari in acqua si alzano spesso di parecchi metri, a me fanno più che altro paura le loro vele che spesso e volentieri si scagliano verso il basso compiendo pericolose cabrate sul bagnasciuga.
Continuando a camminare i localini cedono il passo a curiosi bungalow, palesemente privati, che come piccole e capanne con giardino si affacciano verso il mare. Un po' tutti diversi, danno l'idea di classici abusi edilizi all'italiana (anche se qui sono chiaramente leciti) e da fuori sembrano delle casette con un salottino/cucina, bagno ed una terrazza davanti protetta su tutti i lati. In un posto dove andare al mare significa spesso alternare sole cocente e pioggerelle passeggere, si intuisce il perchè di simili soluzioni; mi chiedo se siano un lusso di qualche riccone o meno, qualcosa tipo i capanni dei pescatori in certe zone d'Italia.


Continuando a camminare siamo arrivati dove la spiagga è totalmente  libera, forse è ora di tornare indietro anche perchè con il vento contrario saremo nella zona protetta giusto per ora di pranzo. Effettivamente è sempre più difficile avanzare in scioltezza, bisogna proprio camminare di buona lena. Ma il mare qui sarà sempre così, col vento che ti soffia la sabbia addosso? La mia felpa, così come le tasche dei miei pantaloncini, è piena di sabbia; siamo quasi arrivati nel punto da cui siamo scesi in spiaggia ed iniziamo a cercare un posto protetto dove sederci a mangiare la nostra insalata di farro, che Libera ha preparato prima di uscire in quantità industriale (ottimo: la porterò in ufficio per pranzo!). Dopo una rapida occhiata, non sembra esistere al momento un luogo adeguato! Cerchiamo quindi di scoprire se un monte di sedie straio possa essere adatto allo scopo e ci sediamo, dopo aver messo a terra un bel telo da mare. Cerchiamo di far finta di niente, ma è palese che no: le sdraio non funzionano un gran ché ed il vento anzi crea un vortice proprio dove siamo seduti noi; ma perdiana oggi siamo finalmente in spiaggia e qui resteremo! Con una mano a tenere il coperchio sul tupperware e l'altra per portare rapidissimamente il cibo alla bocca consumiamo quasi in silenzio il nostro pasto; a chi dovesse vederci ora forse sembriamo due affamati che proteggono il loro cibo dai predatori, ma l'insalata è buona e riusciamo ad evitare la sabbia abbastanza bene. Quando ci alziamo, dopo esserci ripresi un po' sotto il sole, il telo è praticamente sommerso intorno a noi. Stiamo un po' a guardare ridacchiando i bambini che si fanno fregare il pallone dal vento (per centinaia di metri, qui o corri subito o sei perduto!) poi raccogliamo le nostre cose e ci dirigiamo verso la macchina. Tutto sommato è stato piacevole, certo diverso dalle spiagge assolate (e affollate) in Italia, ma comunque riposante.



(Pictures by Libe)

lunedì 25 luglio 2011

Anticorpi

Devo dire che non me lo spiegavo molto. Cioe' questo fatto dello scooter tornato a casa dopo solo una settimana... perche' mai qualcuno dovrebbe prendersi tanta cura a falsificare l'aspetto di Nando, farlo sembrare un cinquantino, per poi abbandonarlo dopo qualche giorno a bordo strada. Qui in Olanda i motoveicoli sono di tre tipi: i primi due sono quelli che noi chiameremmo "motorini", hanno l'aspetto dei normali scooter e sono cinquantini o meno (solex). Possono entrambi andare sulle ciclabili e nel caso dei solex si guidano senza casco. Poi ci sono i ciclomotori e le moto che sono sopra i 50cc e viaggiano solo sulle strade normali. Posso capire le motivazioni di chi trasforma un 250cc rubato in un 50cc con targa olandese falsa (magari neanche rubata ma sottratta a un mezzo simile da rottamare) prima fra tutte la possibilita' di circolare sulle ciclabili o la guida senza patente...

Ora, per trasformare Nando e guidarlo a neanche 5km da dove e' stato rubato il ladro si e' preso un bel po' di sbattimento: targa falsa, un sacco di interventi "cosmetici" (fortunatamente quasi tutti reversibili!)... no: non riuscivo a capire perche' abbandonare dopo solo qualche giorno il frutto di tanta "fatica" (si fa per dire, parliamo sempre di un ladro rognoso)!
La risposta e' arrivata ieri... e la morale e': non fate troppa manutenzione!
Stavo indagando sul perche' lo scooter non ne volesse proprio sapere di partire; batteria caricata, benzina fatta, candela pulita... l'avviamento gira ma il motore non scoppietta neanche. Sara' il carburatore da pulire?
Apro il sottosella per arrivare al motore e con mia grossa sopresa... un tubicino consumato dal tempo aveva deciso di cedere proprio all'uscita del carburatore; risultato: perdita di pressione, la benzina non veniva risucchiata nel cilindro, motore che si spegne.

Per un attimo ho avuto la visione di un ladro (rognoso) con un'espressione fra lo stupito e l'incazzato (nella mia mente aveva la faccia di... hai presente un misto fra Feltri e Allam?) mentre il buon vecchio Nando, offeso per il trattamento, decideva di piantarsi in mezzo alla strada per non piu' ripartire.  Sembra proprio che certi oggetti abbiano un'anima! Ed infatti non appena risolto il problema il motore s'e' messo a cantare felice. Ora resta solo da rimettere la targa italiana e trovare i pezzi che sono stati rimossi (qualcuno ha pezzi di un Kymco People 250 da vendermi?).

venerdì 15 luglio 2011

Si chiamera' ...?

Certi giorni mi sento un po' come quei padri in guerra, costretti a vivere la propria famiglia attraverso le lettere da casa. Non mi capita spesso, a onor del vero, ma questa mattina aspettavo notizie dall'ecografia morfologica di Libe; che la gravidanza fosse da manuale gia' lo sapevamo, ma finora la tendenza della nostra amata progenie a nascondersi aveva scatenato grandi scommesse e diatribe su lune piene e forme di pancioni. Io forse saro' viziato, ma mi ero abituato ad avere un tete-a-tete con il futuro pargolo ogni mese perche' la dottoressa che segue Libe ha un ecografo suo. Quei filmini live rubati ogni mese dalla privacy del pancione erano davvero appaganti in questo periodo di grandi sbattimenti, e quindi il mero racconto di Libe di quei minuti sospesi nel tempo a sbirciare dal "buco" ultrasonico sono quanto di meglio avro' fino al giorno del parto. E allora stamattina, nonostante mi aspettassi l'ennesimo responso ambiguo, ero teso come un fante che aspetta in trincea il sergente con la posta.

La prima telefonata di Libe, alle nove e qualche minuto, e' solo per annunciarmi che c'e' coda in ospedale e l'attesa sarebbe stata lunga. Pazienza. Ho aspettato mesi, dovro' quasi certamente aspettare altre settimane; che importanza avra' qualche ora? Nessuna, quindi metto giu' e vado tranquillo a farmi la doccia. L'attesa pero' e' piu' breve del previsto; alle dieci meno cinque sono in auto al primo semaforo, quando squilla di nuovo il telefono. Da bravo olandese acquisito me ne fotto e rispondo lo stesso, seppur con una frase di circostanza quale "scusa sono in auto aspetta che trovo dove accostare" (che detta da uno che si sta immettendo su una strada ad alta affluenza a quattro corsie non e' molto credibile). Le prime parole di Libe mi arrivano chiarissime all'orecchio, ma non le capisco; dal tono felice del suo "ciao" mi e' palese che finalmente il mistero e' stato svelato. Il mio orecchio si aspetta quindi subito una frase scherzosa che mi fara' capire se avremo un bambino o una bambina, ma l'emozione e' tanta e quando la frase arriva faccio fatica a mettere insieme i pezzi. Libe capisce che sto guidando e non e' il caso di prendersi una multa proprio oggi: non faccio a tempo a risponderle che lei mi dice di richiamare appena sono arrivato in ufficio, fra qualche minuto; cosi' possiamo parlare con calma.

Metto giu' e continuo a guidare per la Kruisweg, dopo due giorni di pioggia finalmente i gatti stamattina si sono fatti un bel giro in giardino, il sole in due ore ha asciugato tutto e fuori c'e' un'aria fresca e piacevole. In ufficio stamattina ci sono i soliti cornetti caldi (oggi due al cioccolato e uno liscio per festeggiare!). Salito a posare lo zaino, Jen ci mette un istante a capire che oggi sono di buon umore; o forse visto che anche Christophe e Mathieu mi sgamano, devo proprio avere un sorriso ebete stampato in faccia. Pero' e' vero che a questo punto e' come se fosse tutto piu' reale; improvvisamente questa personcina che ha finalmente un nome e' li' li' per fare il suo trionfale ingresso nelle nostre vite, e scopri di non vedere l'ora di incontrarla. Non che prima non fossimo tutti in trepidante attesa, ma da questo momento ti sembra quasi che abbia un volto ed una personalita'. E questo prima, prima, non c'era.
La frase che Libe mi ha detto al telefono, dopo "Salve" e' stata: "salve papa' di un bel torello!".

Sorrido, si chiamera' Giacomo. ;-)

giovedì 14 luglio 2011

Gatti delusi dal maltempo che non potendo uscire inveiscono contro il governo.


Se vi scoccia ora che e' estate, figuratevi quando arrivera' l'inverno!




Questa e' l'Olanda: avete una casa piu' grande, un bel giardino, un sacco di belle cose nuove,  purtroppo il clima e' piu' instabile.
Deal with it.

Best regards,

         Il Governo

mercoledì 13 luglio 2011

OV-Chipkaart
- Una mano con Silvana!
- Ma mollate quest’asino! Strazza t’avevo detto di lasciarlo a casa! La Grecia esporta asini in tutto il mondo!


L'Olanda non e' solo biciclette. In effetti, mi aspettavo di vederne parecchie di piu' di quante non ne veda in giro. Certo, il circuito delle ciclabili e' eccezionale e completo, si puo' raggiungere ogni luogo in bicicletta senza dover mai affrontare dei tratti di strada insieme alle auto (e la stessa cosa si puo' dire della rete di canali, che dal mare fino ai confini terrestri del paese e' priva di interruzioni) ma la mia impressione e' che comunque gli olandesi preferiscano starsene ben protetti nelle loro automobili o sui mezzi pubblici.
Il tragitto casa-ufficio e' normalmente rimborsato dagli uffici ai dipendenti, sia che si scelga il trasporto pubblico sia che si preferisca l'uso della propria auto. Anche se le distanze sono minime puo' pero' capitare di dover prendere mezzi pubblici di diverse aziende di trasporto o addirittura mezzi diversi (bus-treno-bus).
Per risolvere il problema e fare un discreto passo avanti tecnologico, il paese si e' dotato dal giugno 2010 di un sistema unico di pagamento per i mezzi di trasporto, chiamato OV-Chipkaart.
La tessera contiene un chip rfid e puo' essere personale o anonima, tuttavia nel secondo caso non e' possibile caricarci prodotti specifici di sconto, come gli abbonamenti studenteschi o per gli over 65. 

Come funziona?
Sia che si tratti di una carta anonima o personale, il chip registra il bilancio in euro e detrae ad ogni viaggio il costo del biglietto. Salendo sull'autobus oppure all'ingresso della stazione si passa la carta su uno dei tantissimi lettori (su un autobus medio ce ne sono 8: due ad ogni accesso!) ed in quel momento si effettua il check-in: una somma viene sottratta dal chip come deposito, 4 euro sui bus/tram e 20 euro sui treni. Per questo motivo e' importantissimo ricordarsi di fare il check-out all'uscita; infatti passando nuovamente la carta sul lettore il costo del viaggio viene sottratto al deposito ed il resto viene ricaricato sul chip. In massima parte le tariffe sono al chilometro, anche se il prezzo varia a seconda dell'azienda di trasporti. Va detto poi che tutti i mezzi sono dotati di connessione di rete e GPS, per cui quando si fa il check-in e check-out il sistema sa come calcolare la distanza percorsa; sempre grazie a queste, su moltissimi mezzi alcuni display segnalano l'orario di arrivo alle prossime fermate ed addirittura orari e piattaforme di partenza per le coincidenze di treni e bus eventualmente presenti alla fermata successiva.

Ok, ma se voglio accompagnare mia nonna al treno devo pagare?
In alcune stazioni l'accesso alle banchine e' bloccato dai tornelli (come nelle metropolitane in Italia) e l'unico modo di entrare e' di pagare il biglietto. Con la chipkaart se fai il check-out nella stessa stazione entro 20 minuti dal check-in, il deposito di 20 euro viene ricaricato. Questo e' stato appositamente previsto per permettere a chi accompagna qualcuno di arrivare fino alla banchina senza costi. Oltretutto siccome spesso l'accesso e' ristretto alla singola banchina (come nel caso delle stazioni sopraelevate) in caso si debba cambiare binario non e' necessario pagare.


Bene, bravi, ma se ho la tessera scarica e sono nel deserto rimango a piedi?
Le tessere possono essere ricaricate praticamente ovunque! Su tutti gli autobus ed in moltissimi esercizi (supermarket, edicole, ecc...) sono presenti dei piccoli dispositivi di colore giallo che permettono di ricaricare le chipkaart con il bancomat (che in Olanda e' il principale sistema di pagamento per tutti gli acquisti). Salendo sull'autobus con una carta scarica si passa comunque la tessera sul lettore e poi si procede a caricarla con il bancomat! Anche nelle stazioni ferroviarie ed in moltissime fermate di tram, metro ed autobus sono presenti macchine apposite.
Nel caso della chipkaart personale sono a disposizione altre due possibilita': la prima e' via internet dal sito della OV-Chipkaart con il bancomat online (tramite un dispositivo fornito dalla banca, simile a quella schifezza inutile fornita dalle Poste Italiane) o carta di credito. L'altra possibilita' (comodissima per chi usa i mezzi per ogni spostamento) e' il caricamento automatico, che ricarica la tessera di un ammontare predefinito dall'utente ogni volta che la carta scende sotto i 5 euro, prelevandolo dal conto in banca.

Questo sistema e' in uso su tutti i mezzi pubblici di tutto il paese, treni, autobus, corriere, tram, metropolitane... le tariffe e gli abbonamenti cambiano da citta' a citta', ma la tessera rimane una sola!

mercoledì 29 giugno 2011

Torna a casa, Nando- Tutto c’hanno rubato! Tutto! E adesso cosa facciamo? Rimaniamo qua come quattro fessi sull’isola?
- Mai fidarsi dei Turchi.
- Che cazzo ridi prete! Non abbiamo più neanche un’arma. Come facciamo a presidiare l’isola? Potevi dircelo prima, no?

Avrei voluto mantenere questo blog sempre su una linea positiva, ed ammetto che per un attimo ho temuto di non riuscirci. Voglio dire, nessuno immaginava che l'Olanda fosse il paese dei balocchi (anche se ogni tanto qualche dubbio viene!) pero' era mia convinzione che le brutte sorprese sarebbero state piu'... delicate.

Tutto comincia lunedi' mattina, quando andando al lavoro scopro di non riuscire ad inserire la chiave nel blocchetto d'accensione dello scooter; qualcuno ha palesemente infilato un cacciavite a taglio nel cilindro, forse sperando di poterlo attivare tanto ingenuamente. Bestemmio un po' e verificato che il bloccadisco e' ancora a posto mi sposto verso la pensilina degli autobus; dovro' cercare un nuovo blocchetto d'accensione perche' se non riesco a sbloccare lo sterzo non posso neanche muovere lo scooter via da li. Vado in ufficio nervoso ma insomma tutto fa pensare semplicemente ad una ragazzata od un piccolo atto di vandalismo. Mi viene in mente che il People 250 non e' diffuso in Olanda (non ne ho visto neanche uno) e dato che i miei salgono su venerdi, forse e' piu facile (ed economico) trovare il pezzo in Italia e farmelo portare su, con papa' riusciro' di certo a smontare il vecchio blocchetto e sostituirlo con il nuovo. Quindi ogni mattina ed ogni sera passo davanti al vecchio Nando e per qualche giorno e' tutto ok, finche' giovedi' mattina il mezzo e' sparito; chiedo in giro se qualcuno ha visto qualcosa, ma niente: lo scooter e' stato chiaramente sollevato di peso e portato via con un furgone senza che nessuno si accorgesse di nulla. Penso subito che possa essere stato rimosso da polizia o addetti del comune, quindi corro verso il comune e chiedo spiegazioni: mi dicono che si, il comune fa questa cosa ma solo dopo dieci giorni di fermo (con cartello attaccato sopra), quindi loro non l'hanno.
Nel frattempo ha iniziato a piovere, passo da casa a prendere la bicicletta e corro in polizia per vedere se l'avessero loro o quantomeno per fare denuncia di furto. La polizia non ha preso lo scooter, ma si offrono di controllare il deposito comunale piu tardi, nel caso il comune si fosse sbagliato - mi chiameranno loro.
All'una la polizia non ha risposte e mi consiglia di fare denuncia, a volte i mezzi vengono ritrovati. Io ho poca fiducia ma non voglio abbattermi o peggio: per scoramento non acquistare il biglietto di questa lotteria che, seppur con poche chances, puo' sempre essere vinta...

Ora i pezzi del puzzle vanno finalmente a posto nella mia testa: lunedi' mi bloccano lo scooter, martedi' controllano che io vada in ufficio, mercoledi' mattina Libe parte per l'Italia e mentre io sono al lavoro, in piena luce e sapendo di non essere controllati, un paio di ladruncoli organizzati con un veicolo adatto vengono e rimuovono il mezzo fermo; potranno riparare il blocchetto con calma nel loro garage e rivendersi lo scooter con targhe false all'estero, magari in qualche paese dell'est. Ammetto che un po' di pessimismo inizia a farsi strada, chiunque abbia subito un furto simile sa quanto sia deprimente.
Venerdi' sera arrivano i miei, faccio del mio meglio per passare un weekend senza pensarci troppo.

Mercoledi' mattina, esattamente una settimana dopo, ricevo una telefonata dalla stazione di polizia di Hoofddorp: lo scooter e' stato ritrovato ed e' stato trasportato in un magazzino di Abbenes, a sud-ovest della citta'. Non riesco a crederci, chiamo Liran che come sempre mi dice: "corri e non preoccuparti". Fortuna vuole che a ritrovare lo scooter sia stato un meccanico di un'azienda di rimozioni, per un centinaio di euro mi riportano Nando a casa. E' proprio lui, e' stato "trasformato" in un cinquantino, con tanto di targa falsa. Mancano la targa italiana, i documenti, bauletto, portapacchi, uno specchietto ed il parabrezza; qua e la pezzi di scotch cercano invano di nascondere i segni di riconoscimento, la scritta "People 250" e' stata privata del numero ed il blocchetto di accensione, lungi dall'essere stato sostituito, e' stato adattato per l'uso con un cacciavite.


Il mio primo pensiero e' portarlo dentro il giardino, coprirlo con un telo ed aspettare che Libe in Italia faccia rifare i documenti e la targa, poi con calma lo riparero' e lo riportero' alle vecchie glorie. 

Visto? Nonostante tutto (o forse grazie ad un buon karma? :D) sono riuscito a mantenere una linea positiva e rileggendo queste righe fra qualche tempo ricordero' la lezione imparata ("mai fidarsi dei turchi!") ma anche che, in fondo, l'Olanda continua ad essere generosa con noi.

mercoledì 22 giugno 2011

Day after- Potremmo essere osservati, cerchiamo di fare una figura dignitosa! Un minimo di grinta! Cantare con un minimo di grinta! Dai, forza, dai! Anche tu acciugone mi sembri un’anguilla morta! Ma cerca di tirar fuori i maroni! Ma dove ce li hai i maroni! Un minimo! Parapà, parapà, parapàppappappapà!

La mattina del trasloco poi e' andato tutto abbastanza bene; Semil e compagnia hanno scaricato tutto senza far troppi danni, e se la sono cavata effettivamente in tre ore e mezza scarse. Il casino che hanno fatto e' stato utile a farmi conoscere il nostro vicino-ino (gia' ribattezzato incerimoniosamente "Flanders") ed una coppia di italiani che abita poco piu avanti. Libe e' arrivata la sera dopo, quando solo un paio di mobili (fra cui per fortuna il letto, schiena ringrazia) erano stati montati. Il caos regna sovrano e piu' di una stanza risulta praticamente inagibile per scatoloni o pezzi di mobili incellofanati contro le pareti. L'assenza di tende e' in parte mitigata dalla quantita' di materiale davanti ai vetri e l'accensione del frigorifero (vuoto) contribuisce a rassicurare il mio bisogno di "casa".

Il tempo e' tiranno: devo andare al lavoro e sistemare una casa di quattro piani e' una bella impresa, Libe non puo' (non deve) spostare casse e pezzi di mobili da un piano all'altro ma sistema le cose al loro posto per quanto possibile. In pochi giorni i libri arrivano sugli scaffali e la cucina conquista una dispensa. La mia dieta di lavoro si arricchisce di ben tre lasagne e siamo gia' stati all'IKEA per guardarci intorno (qui ce ne sono due, ad Haarlem e all'Arena). La prima gita "svedese" ci vede di ritorno con le tende della camera da letto ed i binari per le stesse, che sono state momentaneamente sostituite da lenzuola bicolor (per un simpatico effetto disco). I giorni vanno veloci, ogni sera ci organizziamo fra un'uscita per la spesa o una pizza presa da Rosario, il clima purtroppo non e' molto clemente e piovicchia quasi sempre - una vera sfortuna per Libe visto che fino a prima del suo arrivo abbiamo avuto un tempo ottimo. La casa cresce un po' ogni giorno, noi facciamo esperienza dei nostri dintorni con qualche sorpresa piacevole e qualcuna bruttarella, ma il bilancio rimane positivo. In breve e' ora per Libe di tornare in Italia per riprendere il suo lavoro, ma rimarro' solo per poco: venerdi' sera infatti arriveranno i miei con la nostra Seicento ed i gatti, che dopo due mesi di villeggiatura dai "nonni" finalmente arrivano nella loro nuova casa.

lunedì 13 giugno 2011

Mamma li egizi- Abbiamo avvistato imbarcazione battente bandiera rossa.
- Minchia i Russi!
- Non era proprio russa, aveva… ha presente un po’ quella dei turchi?

Lunedi' - giorno di tante cose da fare prima della partenza. Dopo un'ultima sistemata ai gatti prendo la Panda ed inizio i miei giri. La prima sosta e' al negozio dove abbiamo preso i collari a pettorina dei gatti: sono troppo piccoli per le due bestie e devo cambiarli con la misura piu grande. Serviranno durante il viaggio di fine mese, quando i mici saranno liberi nel retro della Seicento: in caso fosse necessario aprire dietro sara' piu' facile acchiapparli. Segue l'obbligatoria tappa da Decathlon per acquistare due paia di scarpe in sostituzione dei brandelli di stoffa e plastica che porto ai piedi da troppo tempo.
Alle dieci e mezza ho finito le corvees e mi dirigo verso il mio vecchio ufficio; con la scusa di portare la ricevuta della liquidazione faccio una sosta di un'oretta per qualche chiacchera ed un caffe' coi vecchi colleghi. Vorrei salutare tutti e rimanere ancora, ma il tempo e' tiranno ed ho un appuntamento a pranzo con Libe a Cavenago. Fa strano muoversi cosi' per il milanese, mi sento un po' straniero anche se non ho mai considerato la distanza fra Amsterdam e Milano come "internazionale"; in fondo le differenze culturali sono notevoli (e' letteralmente un altro paese!) ma un qualunque weekend si puo'scendere in Italia in un tempo paragonabile a quello necessario per andare da Milano a Napoli. Con Libe pranziamo in una trattoria del posto, io mi faccio una pasta al pesto ed un secondo di crudo e zola; non che non se ne trovino in Olanda, ma sono settimane che mangio quel che capita. Rientrati in ufficio da Libe prendiamo un caffe' e ci salutiamo: lei scendera' solo mercoledi' sera a trasloco avvenuto.
Rientro con calma verso Monza per farmi accompagnare all'aeroporto di Malpensa; il volo di rientro passa tranquillo, appena sceso a Schiphol mi dirigo verso il bancomat dell'ABN-AMRO per prelevare la prima tranche di soldi da dare a Semil mercoledi. E' l'ultima cosa che devo fare prima di trovare un posto dove mangiare un boccone e tornare a casa. Sono quasi le nove si sera ed a Hoofddorp e' facile che sia tutto chiuso per quando arrivero'. Controllo il telefono e trovo una chiamata da un cellulare italiano effettuata mezz'ora prima, quando ero in vol; sono curioso perche' questo significa che non puo' essere stata Libe a chiamarmi (ne' mia madre). Richiamo io il numero, risponde Semil con il suo italiano stentato:


- Pronto, chi e'? Ho ricevuto una telefonata mezz'ora fa da questo numero...
- Si' ciao sono io
- "Io" chi?
- Si' no sono Semil, tu dove sei?
- Io sono ad Amsterdam, sono appena atterrato... ma...
- Eh io.. non e'.. cioe' sono dovuto tornare indietro perche', capito, da Svizzera quatro camion mi ci volevano... io sono andato, no? Poi da Como sono dovuto tornare indie... perche' co due camion no, quatro perche' due pesa troppo. E io non e' che posso con quatro camion, no?


Sbiancamento del sottoscritto. Routine di emergenza nel mio cervello che si attivano.


- Ok Semil, ma ora dove sei?
- Eh sono qui, no no tranquillo sono davanti casa tua.


tranquillo un cazzo.


- Ma "casa mia" a Lissone?
- No, a Amsterd.. a Hoofdorp... tu dove?
- Ma io sono all'aeroporto! Sono appena atterrato! Stavo andando a mangiare...
- Noi possiamo scaricare, no?
- No, aspe'... Semil ma io vi aspettavo per mercoledi'... cioe' io domani devo lavorare... ho spostato tutto a mercoledi' perche' tu mi hai detto...
- Ok, no e' va bene, noi e' qui, tu viene quando?


Le routine di emergenza iniziano a fare effetto.


- Ok, Semil aspettate li, io fra venti minuti mezz'ora sono li' e poi vediamo.


Quindi in qualche modo magico due furgoni che dovevano passare per la Svizzera sono passati altrove, invece di arrivare martedi' sera sono arrivati un giorno prima facendo il giro piu' lungo; ora i suddetti furgoni sono sotto casa mia (dove non possono rimanere) pieni della mia roba. Domattina io dovrei andare in ufficio, e mercoledi' pomeriggio aspetto l'omino della caldaia e quello della cucina.
Dopo la telefonata d'obbligo a Libe per informarla e decidere la strategia da adottare con Semil arrivo a casa; effettivamente ci sono due furgoni sul marciapiede e quattro egiziani che passeggiano. Semil mi spiega (o meglio: crede di spiegarmi) che il peso era eccessivo per passare dalla Svizzera, quindi ha fatto il giro (non e' chiaro se per il Brennero o per Venezia) e a quel punto poteva tranquillamente viaggiare lunedi' ed allora eccoci qua.


Spiego a Semil che:
1) grazie a lui non cenero'
2) doveva chiamarmi domenica, quando ha avuto questo colpo di genio.
3) io mercoledi' devo prendermi mezza giornata per causa sua, quindi se vuole scaricare domani deve finire entro l'una, perche' solo cosi' potro' andare in ufficio mezza giornata per compensare quella di mercoledi'.


La cosa lo aggrada, dice che non c'e' problema e chiede la strada per Amsterdam, dove dormiranno. Concordiamo di cominciare martedi' mattina alle 7.30. A questo punto potrei andare a casa, ma decido che in fondo c'e' ancora un sacco di luce ed ho fame. Forse la pizzeria di Rosario e' ancora aperta e mi dirigo in quella direzione, trovando pero' solo la pizzeria/kebabberia dei turchi che fingono di essere italiani (sempre che la bandiera dei turchi non sia verde, bianca e rossa...). Con mia sorpresa la pizza me la fanno al momento e me la porto a casa, dove scopro che e' assolutamente passabile e commestibile! Rinfrancato da questa scoperta mi accascio sul materasso gonfiabile ed attendo la mattina dopo.

domenica 12 giugno 2011

Salto nel buio- Pronto? Qui monastero! Pronto Garibaldi, mi sentite?
- Qui Garibaldi, passo.
- Missione portata a termine! Nessuna perdita, nessun contatto col nemico, la situazione è sotto controllo. Attendiamo nuovi ordini. Passo.
- Precedenza assoluta su precedenza assoluta. Ordine superiore di super Marina: siamo in missione. Da questo momento inizia il silenzio radio. Passo e chiudo

Quindi anche stavolta si vola Easyjet, nonostante il mio categorico rifiuto. E per questa ragione sono le 23.30 quando Libe mi accoglie a Malpensa venerdi' sera. Il training e' finito nel primo pomeriggio, ho passato il resto della giornata a sistemare casa e prepararla per l'arrivo dei traslocatori mercoledi' 15; il primo piano prevedeva di arrivare il 14 mattina coi mobili, ma il fatto che in Svizzera lunedi' e' festa ha rovinato i nostri piani: i camion non potranno passare la dogana e pagare 660 euro ai taglieggiatori gruviera, quindi si sposta a mercoledi' mattina. Sempre nel pomeriggio sposto da martedi' a mercoledi' gli appuntamenti con i tecnici della cucina e della caldaia, che devono sistemarmi alcuni dettagli come previsto dal contratto di affitto.

Arrivato a Lissone mi accascio sul divano, la mattina dopo aspettiamo Semil e i suoi egiziani alle 8.30; Libe ha prenotato i posti auto sotto casa presso i vigili ed io devo ancora smontare i lampadari di alcune stanze.
Gli egiziani arrivano abbastanza puntuali, piazzano i due camion sotto casa e Semil comincia a dirigere il traffico di energumeni (4 o 5, non siamo sicuri) che in meno di 4 ore portano via e caricano sui due mezzi l'intero contenuto dell'appartamento, compresa una pausa di almeno mezz'ora durante la quale spariscono del tutto, non si sa bene dove. A questo punto, senza aver mosso un dito (come d'altra parte Semil, che non ho visto alzare una scatola!) siamo spossati e senza un divano per stravaccarci. La casa contiene un minifrigo, i fuochi, due sedie coi braccioli, un tavolino pieghevole ed un letto monopiazza; quanto servira' a Libe per sopravvivere ancora un mese. Il resto del sabato passa a pulizie e poi cena a Monza dai parents, dormiremo li' da loro quando siamo qui tutti e due, visto che hanno posto; poi mi fa piacere stare coi gatti che non vedo da secoli, con la conseguenza che Medina fugge a nascondersi ogni volta che sono in giro. In due notti non e' venuta a dormire da noi (a differenza di Vincent) e questo e' alquanto inusuale per lei.
Domenica sera un po' di vita; andiamo alla festa di fine anno della scuola di Capoeira di Libe, un'oretta di roda e poi cena a buffet - insomma facciamo finta che casa nostra non sia impacchettata nei furgoni degli egiziani in viaggio per l'Europa, che non ci aspetti un lavoro folle per rimettere tutto a posto e giorni passati in aerei e furgoni fra l'Italia e l'Olanda. E soprattutto non sospettiamo assolutamente che avremmo dovuto affidare il compito di traslocarci la casa a qualcunaltro. Chiunque altro. Gambadilegno, Pippo, Paperoga... chiunque...

lunedì 6 giugno 2011

Perfetto.


Perfetto. 
Domani la GVB, sciopera per tutto il di'...
Il che significa che domattina dovro' scarpinare attraverso Aemstelpark fino a Zuid.
Ovviamente piovera'.

domenica 5 giugno 2011

Il dittatore dello stato libero di Bananas"A noi ci ha rovinato il Cristianesimo, intendo dire come cultura. Una volta avevamo le terme, i massaggi. Adesso che abbiamo? Le pizzerie."

No, non sto parlando di Big B. Dai va bene che e' un dittatore, a suo modo; ma non e' mica l'unico! Perche' a ben guardare, a poca distanza dal Grazioso Palazzo di Lui, c'e' un vero e proprio re, padrone di uno staterello fuorilegge che mai si fa gli affari suoi.
Il re assoluto per imposizione divina di questa cittadella che sfrutta alcuni trattati antidiluviani per farsi i fatti suoi sul territorio italiano e non solo, quest'oggi davanti a quattrocentomila persone e sempre in favore di telecamera ha ben pensato di rinnovare i suoi insulti impuniti verso una gran quantita' di persone che ha come unica colpa quella di non seguire i suoi ridicoli precetti medioevali. Quello che pero' fa piu' rabbia, e' il fatto che il potere di questo vecchio retrogrado e sessuofobo sembra provenire in gran parte dai giornali e televisioni che riportano ogni scoreggia gli esca dalla bocca: ho cercato invano sui giornali olandesi un trafiletto, magari solo online, con le parole di Ratzinger da Zagabria. E non penso sia un caso che nel paese dove all'anagrafe ti chiedono se sei "celibe", "sposato" o "altro", non facciano molto caso alle risibili affermazioni (quando non razziste od omofobe) del dittatore di un finto stato che sopravvive di estorsione ai suoi seguaci o grazie all'evasione fiscale. Affermare che chi non si sposa e convive, magari con figli, "riduce l'amore a emozione sentimentale e a soddisfazione di pulsioni istintive, senza impegnarsi a costruire legami duraturi di appartenenza reciproca e senza apertura alla vita" e' uno squallido insulto verso chi, a differenza degli impauriti cattolici suoi sudditi, costruisce delle vere relazioni basate sul rispetto reciproco e non sulle clausole di un contratto. Potrei anche aggiungere che la piu' lampante chiusura alla vita di cui si abbia notizia ai nostri giorni e' quella di una chiesa che impone il celibato ai suoi sacerdoti (sappiamo tutti con quali eccelsi risultati). Sempre dall'alto della sua esperienza di prima mano, il pastore tedesco non manca di comunicare alle famiglie (quelle composte da moglie e marito, si suppone) di gioire quando nasce loro un figlio, perche' il belpaese e' ricco di asili nido, di mutui a tasso zero e di posti di lavoro a tempo indeterminato per le neo-mamme e tutte quelle donne che, ancora senza figli, possono contare su datori di lavoro che non discriminano minimamente le ragazze temendo possano entrare in maternita'.  A questo fine, l'uomo che fa sembrare il presidente iraniano un fine diplomatico, chiede al governo italiano di legiferare con "provvedimenti legislativi che sostengano le famiglie nel compito di generare ed educare i figli". Ora, di quest'ultima affermazione mi spaventano tre cose: la prima e' il concetto di "famiglia" gia' piu' volte espresso da Ratzinger e dalla sua chiesa, ovvero l'unione registrata fra un uomo ed una donna. Poi la questione del "generare ed educare" i figli; educare i figli per Ratzinger (e lo dice subito dopo) significa il lavaggio del cervello per inculcare nei giovani il concetto dell'esistenza del magico e di un potere supremo (che fa capo guardacaso a lui); non sta parlando certo di scuola pubblica insomma. In ultimo trovo preoccupante il fatto che le affermazioni di Ratzinger siano rivolte, seppur parli da Zagabria, al governo italiano. Questa e' l'ennesima prova dell'ingerenza del Vaticano negli affari privati del nostro paese, che e' laico per costituzione; e non e' sostenibile che simili parole potessero essere rivolte in generale ai governanti di tutti i paesi del mondo. 

La prova di questo e' che dove vivo, in Olanda, non c'e' bisogno di dare ascolto a simili fesserie: abbiamo l'istituto della "partnership" per chi (chiunque!) viva sotto lo stesso tetto come una famiglia: questo serve a garantire gli stessi diritti pratici delle coppie sposate a chi sposato non e'. La maternita' non e' un problema per i datori di lavoro e ci sono scuole in ogni quartiere per soddisfare le esigenze di tutti i bambini. Nel mio ufficio ci sono tante donne quanti uomini, e raccontare che in Italia una maternita' puo' significare la perdita del lavoro, da queste parti provoca scandalo e disgusto; eppure l'ho visto succedere tranquillamente a piu' di una conoscente. Quindi forse l'insigne illuminista (nel senso che e' fermo al '700) dovrebbe occuparsi meno di spaventare la gente con sciocche favole soprannaturali e provvedere a vendere i suoi paramenti dorati e magari anche le sue scarpette rosse di Prada.
Magari ci paga la maternita' a qualche giovane madre disoccupata.

Rembrandt"Il tenente è su che affresca. Noi qua al caldo, lui su che affresca."

Uno si rende conto di quanto e' dipendente dalla tecnologia solo quando gli viene a mancare. Ma mica parlo di Internet o della calcolatrice tascabile... no, non parlo neanche del metro avvolgibile (quello ce l'ho). Io sto parlando della sedia. O della scala. O del manico allungabile per verniciare, per esempio.

Quando giovedi' ho cominciato a dipingere le pareti di casa (leggi: almeno quella c...o di parete verde) pensavo di essermi procurato il necessario... ovviamente "il necessario" dovrebbe comprendere anche una quantita' di cose che siamo abituati ad avere in casa e che ovviamente diventano abbastanza importanti. Avete mai girato per casa cercando una forbice? Ecco, ora immaginate di fare lo stesso ma sapendo con matematica certezza che in tutta casa non c'e' neanche l'ombra di una forbice o un coltello o un cacciavite o nulla di simile. Con sconforto sabato mattina mi sono approcciato nuovamente ai muri di casa. Ho deciso che per non fare danni inutili mi limitero' a dipingere quanto e' in mio potere di fare da qui a venerdi' 10, data della mia partenza per l'Italia per il trasloco. Quindi no soffitti (almeno in sala & cucina) e solo la camera da letto matrimoniale. La camera per prima offre notevoli sfide: il soffitto (in legno, quindi da non dipingere) parte da due metri e 35 vicino alle finestre e sale fino a qualcosa come cinque metri e passa. Nessun problema: parto dal basso e poi...  ....e poi una cippa, perche' senza una scala non posso avvicinarmi a sufficienza per fare il bordo col soffitto! Quindi rullo sul manico e fai bene attenzione e non sporcare in alto! Ovviamente il manico allungabile dura solo un giorno, sabato a ora di pranzo e' gia' rotto al punto che si puo' usare solo per la lunghezza di un manico di scopa: buono ma non sufficiente per tutto. Per le 12.30 di sabato ho ottenuto i seguenti risultati: il manico allungabile e' solo manico (ma e' multiuso grazie all'attacco universale con scopa & mocio), la casa e' sporchissima, lo stomaco langue ed il bianco depositato giovedi' sulla parete verde e' stato riconquistato da quest'ultimo grazie al tradimento della vernice odierna, che si e' fatta corrompere da un eccesso d'acqua.

Decido di staccare, dati i grandi successi, e di andare a procurarmi del cibo al centro commerciale di fronte, magari farmi un giretto per negozi. Dopo essermi cambiato in cinque minuti sono davanti al Blokker, catena di negozi di casalinghi vari; qui trovo Michele con sua moglie, sono venuti a fare un giro per procurarsi un barbecue. Sembra che questo weekend l'intera Olanda si stia preparando ad arrostire costolette sulle braci: da tutte le parti vedo gente che acquista griglie e ragazzini in bici con sacchi di carbonella sul portapacchi. Io purtroppo sono a dieta, quindi mi contento di un menu al Burger King.

Avrei dovuto prendere delle sedie. Ci ho pensato dopo, quando era troppo tardi: le 17 insomma. Perche' qui il sole tramonta alle 22, ma alle cinque e' gia' notte fonda per i negozianti. E' che dai per scontato di avere dove sederti, in casa. Come ti sembra normale avere qualcosa su cui salire per, che so, attaccare dello scotch in alto... rimpiango dolorosamente il residence, ma ho deciso che sarei rimasto a casa il weekend, per sfruttare al massimo le ore di lavoro; e' una bella giornata di sole e quindi continuo a dipingere dove e' possibile. Alle sei e mezza ho esaurito la superficie verniciabile e mi preparo per la sera; gonfio il materasso che Libe mi ha fatto avere settimana scorsa ed esco ancora alla ricerca di una pizza. La mattina, andando da Karwei in bici (una specie di Leroy Merlin in minore, tranne che per i prezzi) ho notato una pizzeria italiana gestita da italiani (una rarita', nel campo della ristorazione...). Dato che non sono un turista ho deciso di integrarmi in maniera classica, ovvero facendo conoscenza con la locale comunita' di compatrioti; quale migliore inizio della pizzeria "da Rosario"?



Domenica mattina. Piove. Governo ladro (anzi: famiglia reale ladra). Riesco a dare una mano di vernice, credo di aver finito la camera da letto, pulisco un po' e raccolgo la mia roba. Per mezzogiorno sto camminando sotto la pioggia verso la pensilina dell'autobus. Con questo tempaccio la vernice non asciughera' mai da permettermi un'altra mano, e rischierei solo di far danni; meglio aspettare un paio di giorni e passare di sera a dare un'occhiata.

mercoledì 1 giugno 2011

Check-in- Ma perché urli sempre sergente Lo Russo? Dai una mano piuttosto!
- Il sergente Lo Russo urla quando gli pare a lui, perché da che mondo è mondo il sergente è una persona che urla! E’ chiaro? E’ chiaro?!?

Smontare un'intera casa, impacchettare tutto per il trasporto, decidere cosa buttare (poco ma non finisce mai) e cosa tenere "Perche' Non Si Sa Mai" (a questo punto: tutto!). E poi entrare nella casa nuova, pulirla, procurarsi il materiale e verniciare tutte le pareti. Nel mentre si fa tutto questo uno dei due sta facendo i conti col nuovo lavoro e l'altra sta mettendo insieme la futura progenie. Il concetto e' che non ce l'avremmo mai fatta senza l'aiuto dei nostri genitori in Italia (special guest: lo zio Ettore) ed il supporto tecnico (ben pagato, anche se non da noi) di Karin e Caroline in Olanda.

Dopo un weekend italiano speso coi suddetti a smontare ed incellofanare via Galilei, mercoledi' mattina finalmente e' il giorno del "check in" in Antje Brejierstraat. Karin passa a prendermi alle 8 puntualissima e ci fiondiamo nel traffico mattutino del ring zuid, che corrisponde grossomodo a quello che si trova in periferia di Milano la mattina di ferragosto. In 15 minuti, spaventosamente in anticipo, siamo sul posto.
Kelly arriva dopo una decina di minuti, nel frattempo Karin si segna le cose da chiedere fra cui la tessera per i bidoni della spazzatura. L'immondizia qui si scarica in piccoli accessi stradali delle dimensioni di un piccolo cestino (salvo che per le cittadine piu' campagnole dove viene raccolta coi sacchi a bordo strada); il bidone invisibile sottostante viene svuotato poi periodicamente da un camion. Ogni cittadino residente ha una tessera che lo autorizza ad aprire il portellone di solo ingresso (simile a quello dei vestiti usati) per gettare il proprio sacco.
Esaurite le procedure facciamo il giro della casa col tecnico, gli facciamo segnare i problemi riscontrati e finalmente ho le chiavi di casa in mano.

Il secondo appuntamento della giornata e' in comune, dove abbiamo gia' una persona che ci aspetta per espletare tutte le pratiche di registrazione. La ragazza che si occupa di noi e' molto attenta a parlare in inglese chiaro, penso che il suo lavoro in fondo e' accogliere stranieri che si trasferiscono ad Hoofddorp e sembra prendere seriamente il suo compito. Mi spiega bene tutti i documenti di cui ha bisogno ed il motivo per cui li usera'; da parte mia non c'e' nessuna diffidenza, ma comprendo che per molte delle persone che arrivano qui da paesi extraeuropei la nostra burocrazia invadente genera sospetti.
La registrazione e' esaurita in una ventina di minuti, Karin approfitta del tempo che abbiamo per andare ad informarsi circa il permesso di parcheggio; essendo vicini al centro commerciale della citta' (inteso come mall ma anche come le vie di negozi tutto intorno) il posteggio e' gratuito per due ore fra le 9 e le 17. Come residente ho diritto ad un posto per ogni mezzo di mia proprieta', al modico prezzo di 20 (venti) euro all'anno. Colto da un raptus di previdenza mi ricordo di chiedere come fare a bloccare un congruo numero di posti davanti casa per il giorno del trasloco. La ragazza non fa una piega e dice che qui non e' possibile e che semplicemente si puo' lasciare il camion in mezzo alla strada, purche' ci sia sempre qualcuno vicino al veicolo in caso di bisogno. Provo a spiegare che i quattro armadi russi che ci traslocheranno i mobili probabilmente faranno a pezzi qualunque vecchietta chieda di spostare il camion per uscire con la sua utilitaria, ma senza molto successo. Fortunatamente la via e' a fondo chiuso e noi siamo quasi in fondo, quindi c'e' speranza che pochi chiedano di uscire il 14 mattina...

C'e' ancora tempo, mi informo su cosa fare quando Libe e la progenie saranno qui; l'idea e' di registrare la nostra partnership e Karin concorda che e' un'ottima idea che semplifica molto le cose. In pochi minuti ci facciamo dire di quali documenti avremo bisogno; dall'Italia uno solo, che ci costera' pero' le consuete ore al comune. Vorrei che i nostri ottusi governanti italiani potessero sentire con quanto semplice pragmatismo si affrontano le cose qui in Olanda.

Io non riesco a farci l'abitudine.

Io non riesco a farci l'abitudine al residence. Insomma mi sembra sempre di stare in albergo; nonostante sia a tutti gli effetti un appartamento in affitto ho sempre la sensazione che da un momento all'altro debba arrivare qualcuno a fare le pulizie (magari!). Oggi e' il gran giorno in cui finalmente prendero' la residenza ad Hoofddorp, ovvero mi consegnano le chiavi di casa mia, finalmente. Poco importa che dovro' passare una settimana e mezzo a verniciare un numero esagerato di metri quadri di pareti & soffitti. Oggi mi siedero' sul pavimento vuoto di Antje Breierstraat 6, e saro' tranquillo.

domenica 22 maggio 2011

LuceOre 22.00

Il mezzo di trasporto- Ssst! Zitti, sentite il vento...
- Vento un cazzo, è la mia gomma! Ma che bici avete preso!?!

Olanda vuol dire bicicletta! Il mio primo sabato libero qui ho deciso di passarlo in primis alla ricerca di una bici di seconda mano per girare la citta' ed i dintorni. Ci sono molti posti ad Amsterdam dove procurarsi una bicicletta, ma decido di seguire il consiglio di Michele e mi reco a Waterlooplein, dove c'e' un mercato dove fra le altre cose si vendono appunto biciclette usate. Waterlooplein e' piuttosto comodo perche' dall'appartamento e' sufficiente prendere la metro M51 in direzione CS (Centraal Station). Sceso alla fermata mi oriento un po': la metro di Amsterdam deve fare i conti coi canali e con le vecchie strade, per cui spesso le uscite non sono esattamente dove ci si aspetterebbe dal nome. Waterlooplein dista circa cinque minuti a piedi, per arrivarci seguo un flusso di persone che ha l'aria di chi sta andando al mercato (o, piu' probabilmente: ho avuto fortuna).

Il mercato non e' gigantesco ma identifico subito, girando, almeno 5 o 6 venditori ambulanti di biciclette. La scelta non e' eccezionale, una bicicletta usata puo' costare dai cinquanta ai duecentocinquanta euro, a seconda del modello e dello stato di conservazione. Io non voglio spendere piu' di cento euro, ma voglio una bicicletta anche scadente ma che sia solida ed in buono stato, e' inutile comprare una bici da 50 euro con la quale non si riescono poi a fare piu' di due chilometri!
Il primo venditore non parla un ottimo inglese, probabilmente e' turco, ha una bici che mi piace abbastanza ma non voglio cedere senza guardarmi un po' in giro. Michele mi ha detto di trattare sul prezzo, quindi la prima cosa da fare e' chiedere quanto costa: 125 euro. Troppo. Assumo un'espressione preparatissima di disinteressato disappunto, una faccia chiamata "Ho Chiesto Quanto Costa Cosi' Per Sapere E Ti Dico Per Il Tuo Interesse Che E' Troppo". L'ho inventata per l'occasione: non ho intenzione di farmi raggirare. Saluto e vado altrove a guardare, il secondo (nordafricani) ed il terzo (indiani) hanno bici interessanti a prezzi simili; non so bene come scegliere, cerco di guardare i copertoni, ruggine, freni, catena... non ho idea di come sapere se per esempio il cambio funziona oppure no, per cui temo dovro' fidarmi. Il resto del mercato vende in gran parte accessori per biciclette, catenacci, fanali, borse e quant'altro; Girando fra i vari venditori ormai mi sono convinto che i turchi sembrano i migliori, quindi ho deciso che spendero' li' il mio studio di "Tratta Sul Prezzo Con Uno Che Lo Fa Per Mestiere E Cultura Da Generazioni".
Tornato dai turchi inizio a guardare ancora la bici, tasto i copertoni, la peso... insomma faccio l'idiota per non sembrare proprio uno che non ha mai comprato una bici usata in Olanda, forse ci riesco o forse no. Comunque la trattativa comincia e dopo un po' di "125 euro e' un po' troppo" e "che mi dici del catenaccio?" riesco a portarmela a casa per 90 euro comprensivi di una catena da circa un metro, nuova. All'ultimo momento mi ricordo dell'altro consiglio di Michele, ovvero di farmi fare una ricevuta! Qua in Olanda le bici hanno un numero di serie stampigliato sul telaio, che serve da deterrente contro i furti: farsi trovare con una bici senza numero di serie o senza una ricevuta d'acquisto regolare... be' nel caso la bici fosse stata rubata non e' una cosa gradevole da queste parti. Quando chiedo al venditore la ricevuta lui non e' stupito; si prende il mio nome e indirizzo, accanto al numero di telaio e tipo di bicicletta. Si segna tutto sia su un registro suo sia sulla ricevuta che mi consegna, insieme al mezzo. Tutto felice esco dal mercato e mi proietto sul mio novello arcione fra le ciclabili ed i canali!

Passano pochi metri pero', e mi accorgo che qualcosa non va: la ruota posteriore non gira come dovrebbe, e' come se fosse storta. Faccio alcune centinaia di metri, forse un chilometro, per esserne sicuro. A questo punto ringrazio di essermi ricordato della ricevuta, torno di corsa dal mercante turco e gli faccio notare la cosa. Lui non si scompone, prende la bici e la esamina, poi mi chiede di aspettarlo li' mentre fa un giro di prova. Torna dopo due minuti, annuendo e dicendomi che ha trovato non uno ma due problemi sulla ruota posteriore e che c'e' da cambiare la gomma; me la mettera' lui nuova subito, ovviamente gratis, ma gli servono una ventina di minuti. Poi sorride e mi dice: "E' importante la ricevuta!". Sorrido, decido di fidarmi e vado a farmi un giro. Quando torno la bici e' perfetta, ringrazio ancora il mercante e questa volta corro senza intoppi per le piste cittadine, schivando turisti su biciclette rosse in fila dietro ombrellini gialli e macchine che ora devono cedermi il passo perche' in Olanda la bicicletta e' il vero padrone delle precedenze! Yuppi!





venerdì 20 maggio 2011

Coccole aziendali...Venerdi' mattina - ore 10.00

Cornetti caldi gratis alla caffetteria per tutti.
Ogni venerdi' mattina.


La frutta fresca invece la si trova alla cucina del piano ogni mattina...

mercoledì 18 maggio 2011

Ingrid"Cioè, uno che ha un amico dentista allora si deve rovinare i denti. E se io avessi un amico patologo cosa dovrei fare?"

Mercoledi' mattina, oggi alle 10.30 ho un appuntamento con Ingrid, la commercialista dell'ufficio. Tonnellate di carta in olandese da leggere, tradurre e firmare. Principalmente si tratta di scelte da fare per la pensione e l'assicurazione aziendale.
In Olanda e' prassi avere diverse assicurazioni: l'assicurazione medica e' obbligatoria, e' accessibile a tutti e prevede un minimo di copertura che e' l'equivalente di quanto otteniamo in Italia con la sanita' pubblica. Chiaramente chi e' sotto un certo reddito e' esentato, ma generalmente i cittadini olandesi si assicurano in gruppo presso il datore di lavoro, pagando quindi molto meno per assicurazioni molto buone. Questo sistema rappresenta anche un'opzione per il datore di lavoro, permettendo di fornire servizi maggiori sotto forma di benefit. Io aggiungo solo la copertura dentistica extra (copre parecchio di piu' ed e' rimborsata). Gli olandesi poi hanno tutti altre due assicurazioni, teoricamente facoltative, che coprono contro i danni a terzi e contro i danni ai contenuti di casa propria. Il costo di queste assicurazioni e' irrisorio, ma pare che da queste parti sia diffuso a tutti i livelli.
L'ultima assicurazione che mi mostra e' quella sui veicoli, chiaramente obbligatoria come in Italia. L'azienda ha anche in questo caso una proposta conveniente per i dipendenti, ma Ingrid mi dice di aspettare fino a quando non dovro' effettivamente portare la Seicento e lo scooter qui.



Quando arriva l'una esco e vado verso Hoofddorp. Non sto piu' nella pelle perche' mi sembra incredibile aver trovato una casa adeguata. Arrivo ovviamente prima delle due ma la receptionist dell'agenzia e' disponibile e mi consegna le chiavi di uno dei due appartamenti, che sono di fronte, in Antje Breijerstraat. Uno dei due lo stanno pulendo in quel momento e di conseguenza mi bastera' bussare alla porta.

Visto che Libe e' in Italia, faccio un sacco di fotografie:

Antje Breijerstraat 6

Tornato all'agenzia blocco la casa con un'opzione fino a mercoledi' 25, cosi' da porterla far visitare anche a Libe, magari insieme a Karin (che sicuramente ha maggior capacita' contrattuale di noi!).
La zona e' molto ben servita e le strade intorno sono piene di vita e negozi (un gigantesco centro commerciale e' a meno di 5 minuti a piedi). Se tutto andra' bene, abbiamo risolto anche questa!

martedì 17 maggio 2011

Primi piccoli amici......iniziano ad affollare il davanzale...

Affittopolis"Ah, io vi consiglio di andare a casa del sindaco, starete più comodi!"

Martedi'. Liran mi invita a pranzo con Marc; in mensa ci raggiungono Marcus, israeliano appena arrivato come me e Thomas.
Thomas e' a capo del gruppo che si occupa del mercato tedesco, e' indiano e vive qui da qualche anno con la famiglia; e' anche la mia fortuna perche' si rivela una miniera di informazioni sulla vita locale, da un punto di vista straordinariamente simile al mio. Chiacchierando a tavola, mentre racconto delle nostre vicissitudini di venerdi' scorso alla ricerca di una casa, Thomas ascolta con interesse. Mi racconta poi che ha vissuto la stessa delusione quando arrivato in Olanda ha scoperto che trovare una casa che abbia un fattore di forma quadrato, come da noi (e da lui) siamo abituati, e' difficilissimo. E quelle case vecchie e malmesse poi! Con stanze piccole e spazio sprecato in ogni angolo... sorride e mi dice di passare da lui, dopo, perche' ha del materiale per me.

Piu' che del materiale, Thomas ha un'informazione molto interessante: una schiera di case dove lui ha abitato fino a qualche tempo fa ha due unita' libere, sono case nuove (2004-2005) ed hanno spazi adeguati alle nostre necessita'. La cittadina dove si trovano e' Hoofddorp, vicinissima sia ad Amsterdam sia a Schiphol (ma senza il rumore degli aerei!) e lui si sente di garantirmi che io e Libe ci troveremo bene, perche' lui e sua moglie sono arrivati li' in una situazione simile. Thomas ha anche informazioni sui corsi gratuiti del comune per l'integrazione e sul child care. Le foto della casa sembrano molto promettenti, quindi chiamo l'agenzia e dopo aver avvisato Liran della mia probabile assenza di domani, prenoto una visita a entrambe le case per mercoledi' alle 14.
Forse le cose si mettono meglio, sul fronte "Vorrei Evitare Di Vivere Sotto Un Ponte"...

lunedì 16 maggio 2011

Il primo giorno di scuola"Ci stanno aspettando! Salta fuori dalle olive e andiamo!"

Lunedi'- che emozione! Doccia, colazione e partenza dall'appartamento entro le sette e un quarto. Arrivo in anticipo perche' con 3 mezzi da prendere non si sa mai... tre quarti d'ora da porta a porta, un tram fino alla stazione ferroviaria di Amsterdam Zuid (leggi: ZAUD), il treno fino a Schiphol (SKIPPOL) ed un bus guidato dal sosia di Gullit. Scendo ovviamente una fermata prima e me la faccio a piedi fino all'azienda.
Sono le 8:22 quando varco la soglia della reception; mi annuncio come un nuovo assunto, probabilmente Liran o Ilana mi stanno aspettando? Le lascio il mio nome e vedo che capita. La receptionist mi dice che Liran non sembra essere arrivato ancora e di aspettare, ma dopo pochissimo torna da me con una piccola compatta digitale e mi chiede di venire un attimo dietro un pannello a fare la foto per il badge; fortunatamente mi sono vestito e pettinato decentemente, stamattina...

Vado in caffetteria ad attendere l'arrivo di Liran, non c'e' nessuno. Il caffe' non ci penso neanche a prenderlo... decido per un te' ma le cose sono piu' complicate del previsto: davanti a me ho una serie di macchinari che fanno cappuccini, caffe', cioccolate calde... poi ci sono tazze e tazzoni, bustine di te', sei tipi di zuccheri (ah, no: uno e' lo zucchero ed il resto sono latte, cremine, miele, edulcoranti...). Finalmente localizzo un apparato che eroga H2O ma ripetute pressioni dei suoi 4/5 pulsanti dalle icone a me incomprensibili mi convincono che la temperatura dell'acqua che esce dal tubo e' assolutamente troppo bassa (come scopriro' a pranzo: temperatura ambiente o inferiore).
A questo punto la fortuna mi assiste, alle mie spalle sento un "Ehi Andrea, gia' qui?" e voltandomi vedo Liran con un'altra persona, ovvero il suo capo, un australiano di nome Marc.
Per la cronaca: ovviamente il terzo erogatore da sinistra della macchina dell'espresso e' configurato per erogare acqua calda. Come ho potuto mancarlo?

Prendo il te' con me e seguo Marc e Liran al primo piano, dove sono i nostri uffici. Marc mi mostra i cambiamenti che stanno facendo agli arredi per salire nella classifica dei "miglori posti dove lavorare" nel mondo; siamo arrivati al primo posto negli USA, al secondo in Svizzera ed al quinto in Olanda, per raggiungere il primo posto anche qui sembra che rinnovare gli uffici possa essere un buon inizio. Ovviamente concordo, anche da noi in Italia (dove partecipare a questo genere di classifiche e' praticamente una seconda natura...) facciamo cosi' per alzare i nostri standard. Decido di cassare l'ironia per il momento: gia' lo sanno che vengo dal paese di Lucignolo.

Salutato Mark, Liran mi trova subito un cubicolo vuoto fra i francesi e gli italiani; il posto e' vicino alla finestra, quindi non lo condivido con nessuno. Accanto a me da un lato ho i miei colleghi francesi e dall'altro gli italiani; davanti a me dietro alla piccola paratia siede Antonio, che gia' avevo conosciuto il giorno del colloquio. Qui tutti sembrano ricordarsi di me o comunque corrono a presentarsi o a presentarmi colleghi. A quest'ora non c'e' ancora molta gente, Liran mi fa conoscere Jennifer, nel cubicolo accanto al mio e le chiede di farmi fare un giro visto che il mio "buddy" Jerome non e' ancora arrivato; Jen e' americana ma e' nel team francese, come me. Giriamo un po' fra le scrivanie incontrando e parlando con tutti i presenti, sono cordialissimi e disponibili; io cerco di fare domande, racconto cosa ho visto e fatto finora e come penso di muovermi in questi giorni. Per quando siamo tornati alle nostre scrivanie ho gia' una valanga di consigli su siti da guardare, posti dove vivere e strade alternative per venire in ufficio. Ma la sorpresa, tornando al cubicolo, e' vedere Liran arrivare con una quantita' di scatoloni contenenti: n.2 monitor full-hd ultra-wide da 24", una docking station per un portatile Fujitsu da paura (per la cronaca, un Lifebook S760), tastiera inglese (ma chiedi quella che preferisci e te la faccio avere), telefono IP, cuffie con microfono per il telefono e per il pc, doppio alimentatore per casa. Il cubicolo e' molto spazioso ed offre ragionevole privacy; Liran mi dice che se mi serve altro non devo far altro che chiedere. Ovviamente.

Il mio pc e' gia' configurato con il mio utente da tre settimane, ed aprendo Outlook trovo gia' 27 messaggi di posta! Ho difficolta' a non andare col pensiero a quanto tempo e' stato necessario, nel mio vecchio ufficio, per avere un pc usato di sesta mano da appoggiare su una cassettiera. Fra le chicche che qualche mio ex-collega potrebbe apprezzare:
- la rete e' aperta: no proxy, no porte bloccate.
- l'utenza del laptop e' amministrativa e l'installazione di software personale e' consentita.
- alle 10.30 ho gia' il badge personale, completamente attivato.
- il Single-Sign-On qui funziona. Davvero.

Liran mi presenta Jerome, col quale avevo gia' pranzato due mesi fa, durante il colloquio. Jerome sara' il mio "buddy", ovvero la persona cui fare riferimento per tutto. Come Liran mi dice di fare, io me la prendo comoda ed inizio a spulciare la rete, configurare il mio pc e genericamente crearmi il mio spazio. Ogni tanto qualcuno arriva e mi presenta altre persone, oppure porta cose da mangiare ed altro (qui si usa molto portare biscotti, torte, frutta... da condividere). Ogni tanto si fa una pausa presso la cucina (attrezzata tanto quanto la caffetteria al piano terra!) - qualcuno si lamenta (italiani, ovviamente) che da quando e' cambiata la persona delle pulizie al piano, la lavastoviglie (?!?) locale non viene piu' fatta andare con frequenza, e quindi ci sono poche tazze pulite. Aahh... certo.

La giornata scorre un po' cosi', verso le 17.30 esco per tornare a casa a schiantarmi sul divano; sto ancora cercando di capire a che diavolo di ora tramonta il sole... alle 22 c'e' ancora luce ed andare a dormire risulta ancora difficile. Mi abituero'.